domingo, 14 de fevereiro de 2010

San Valentino? No Grazie!

Non ti domando da dove vieni
Nemmeno dove andrai
Importante è che tu sia arrivata.
La strada taglia in due
Superfici di sassi malferme
La ricchezza è la cosa peggiore
Per un povero.
La materia scura
Non è un campo semantico ignoto
L’universo è instabile
Perché non dovrei esserlo anch’io?
Il marinaio ama in ogni porto
Il camionista ad ogni incrocio
Il pittore in ogni tela
Il poeta in ogni verso
Quanti cristiani mi hanno visto nudo?
Abbasso lo sguardo alla paura
Ed aspetto clienti
Con il dolore della sconfitta
Io zucchero in un mondo di diabetici.
Offro cartoline agli amici
Ma quando parlo di lotta
Penso ai tuoi fianchi.
Nella solitudine del ponte di coperta
E nelle corse di cavalli truccate
All’asta di un circo fallito
Stringo mani di morbida flanella
Che mi accarezzano il viso.
Piume d’oca come sbirri
Mi tagliano le vene
E mi costringono a vivere
Con il vuoto nella ossa.
Attenti non avvicinatevi!
L’imbarcazione è troppo stretta
Ed io
Sto inventariando la mia merce.
Scatenare il talento in uno sproloquio
Senza lasciarlo decantare
Afferrando solo spazzatura
Abbandonando per strada i feriti
Incerti verso l’orizzonte
Arrostire lentamente i fantasmi.

sábado, 13 de fevereiro de 2010

2040 : "Progetto per una scrittura universale"

Un Momento Qualunque

Quando ti guardo
perdono il mio passato.
Me lo sussurra
il tuo sguardo,
lo indica il tuo sorriso.

Economizzerò la mia pietà
grande come un pugno
ed il filo dei coltelli
e compiaciuto cliente
finirò come lo zucchero
sul fondo del boccale.

In qualche posto osserverai
come torre davanti al mare
conficata in un cielo d'inverno
i tappeti della mia mercanzia esposta
che giustifica il mio mestiere.

Qual'è il prezzo giusto
per questa serie di ami?

Una moneta per l'acqua bollente?
due per lo zucchero?

Di legno e mare profuma l'aria
fra sospiri, impeti e sconfitte
con suoni duri come scogli
rispondi
e fioca fiammella il mio corpo
raccoglie.

Riempio i polmoni di solitudine
e di ridicola idea cristiana
d'inferno che falcia il ghiaccio.
Io sono riservato al vento
ma i miei occhi radicano
nelle crepe,
come seme migrante,
con la verticalità più ribelle.

quinta-feira, 11 de fevereiro de 2010

O cobre das pombas

O sol não podia mais
comia a gordura rápida
do alto planeta inteiro

uma calculadora praguejava
seus salários que não davam conta
na mesma sombra
onde passarinhos de capuz
limpam um jardim antigo

cavadores se fantasiam
e correm tubos de uma névoa grossa
sob o chão macio

guardas e xamãs
brigam por tabaco
e seus olhos pintados
não veem o ninho de cobre
onde a videira canta seu mantra

pombas marcham sobre a grama
e os piolhos das penas
alimentam o terreno
eles são à prova de seus planos
e fazem desse barro branco
o palanque para seu silêncio



[03/02/2010, jardim da Casa de Rui Barbosa | Rio de Janeiro]